Stanno arrivando queste lettere alle Partite Iva forfettarie: riguarda il 2021

Dal 2021 arrivano a bussarci con una notizia non proprio felice, arrivano queste lettere alle Partita Iva forfettarie. Scopriamo di cosa si tratta.

Un flusso di comunicazioni sta raggiungendo in queste settimane migliaia di titolari di partita IVA in regime forfettario, con un riferimento preciso: l’anno d’imposta 2021. Si tratta di lettere inviate dall’Agenzia delle Entrate, recapitato via PEC o posta tradizionale, che stanno suscitando interrogativi e una certa apprensione negli studi dei commercialisti.

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Stanno arrivando queste lettere alle Partite Iva forfettarie: riguarda il 2021 (referendumcittadinanza.it)

Cosa chiedono esattamente? Perché proprio adesso, a distanza di tempo, il 2021 torna al centro dei controlli? E, soprattutto, cosa conviene fare se il proprio nome compare tra i destinatari? Le risposte non sono affatto scontate e, come spesso accade in materia tributaria, i dettagli fanno la differenza.

Quel che è certo, al momento, è la natura “dialogante” di queste comunicazioni: non siamo di fronte a un avviso di accertamento, ma a un invito a verificare alcuni dati e, se necessario, a regolarizzare. La formulazione delle lettere punta a favorire l’adempimento spontaneo, lasciando spazio al contraddittorio e alle integrazioni documentali. Una strategia che l’Amministrazione finanziaria sta utilizzando sempre più spesso, grazie all’incrocio massivo delle banche dati disponibili. Eppure, dietro una forma garbata e interlocutoria, il contenuto può avere effetti concreti se emergono incongruenze.

In cosa consistono le lettere alle Partite IVA forfettarie sul 2021

Il cuore delle comunicazioni è l’evidenziazione di anomalie potenziali rispetto all’applicazione del regime forfettario nell’anno d’imposta 2021 per le Partite Iva forfettarie.

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In cosa consistono le lettere alle Partite IVA forfettarie sul 2021 (referendumcittadinanza.it)

In particolare, l’Agenzia delle Entrate richiama il contribuente su alcuni profili tipici:

  • superamento della soglia dei ricavi/compensi prevista per il 2021 (65.000 euro, da valutare anche pro-rata in caso di inizio attività in corso d’anno);
  • presenza di cause ostative, come partecipazioni in società a responsabilità limitata con controllo e attività riconducibile a quella individuale, prevalenza di rapporti con ex datore di lavoro in periodi ravvicinati alla cessazione del rapporto, utilizzo di regimi IVA speciali incompatibili o spese per lavoro dipendente oltre i limiti allora vigenti;
  • incoerenze tra quanto riportato nel quadro LM della dichiarazione dei redditi e i dati risultanti dalle fatture elettroniche transitate dal Sistema di Interscambio, dai corrispettivi telematici, dalle Certificazioni Uniche ricevute o da altre banche dati; applicazione dell’imposta sostitutiva pur in assenza dei requisiti, con la conseguente necessità di ricalcolare imposte, addizionali e – nei casi più gravi – l’IVA eventualmente dovuta in regime ordinario.

Le lettere non irrogano sanzioni immediate: invitano a verificare e, se serve, a rimediare tramite dichiarazioni integrative e versamenti con ravvedimento operoso. Proprio qui sta il punto: chi risponde nei tempi indicati (spesso 30 giorni, salvo diverso termine riportato nella comunicazione) può beneficiare di sanzioni sensibilmente ridotte, calcolate in base al ritardo e alle somme dovute. Se invece si ignora il sollecito, si rischia l’avvio di un accertamento con contestazione piena, interessi e sanzioni più elevate.

Cosa si rischia in concreto? Nei casi di errata applicazione del regime forfettario, l’Amministrazione potrebbe disconoscerlo per il 2021, chiedendo il recupero delle imposte dovute con il regime ordinario e, se applicabile, dell’IVA sulle operazioni. Per l’infedeltà dichiarativa le sanzioni ordinarie possono arrivare fino a multipli dell’imposta evasa, oltre agli interessi legali. Nei casi meno gravi, in cui si tratti di errori materiali o di lievi scostamenti, la regolarizzazione tempestiva consente di chiudere la partita con oneri ridotti.

Come muoversi, allora, se la lettera è arrivata? Alcune azioni pratiche risultano utili: recuperare dal Cassetto fiscale le deleghe di pagamento e i prospetti dei ricavi/compensi 2021, insieme alle fatture elettroniche emesse e ai corrispettivi trasmessi; confrontare i dati con quanto dichiarato nel modello Redditi PF (quadro LM) relativo al 2021; verificare la presenza di possibili cause ostative in quell’anno (partecipazioni societarie, rapporti di lavoro, limiti di spesa per personale, regimi speciali); se emerge un errore, valutare con il commercialista la presentazione di una dichiarazione integrativa e il versamento delle differenze tramite F24 con ravvedimento operoso; se invece i dati sono corretti, predisporre una risposta puntuale all’Agenzia allegando la documentazione di supporto, anche tramite i canali telematici dedicati (come il servizio CIVIS o PEC indicata nella comunicazione).

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