Taglio INPS: ora toglierà la pensione di reversibilità a tutti questi beneficiari

Arriva un taglio dell’INPS, ora verranno tolte a molti le pensioni di reversibilità. Andiamo a scoprire dunque chi si troverà di fronte a una situazione complicata.

L’INPS sta mettendo mano alle regole e alle prassi sulla pensione di reversibilità con un intervento destinato a incidere su migliaia di famiglie.

persona davanti alla sede dell'inps
Taglio INPS: ora toglierà la pensione di reversibilità a tutti questi beneficiari (ANSA) referendumcittadinanza.it

L’istituto, alla luce degli ultimi indirizzi giurisprudenziali, sta lavorando a un taglio selettivo delle prestazioni: in concreto, in diversi casi la reversibilità potrà essere negata o interrotta, con effetti immediati sui trattamenti in pagamento o su quelli richiesti da tempo. Al momento non emergono testi normativi nuovi, ma l’azione passa per circolari applicative e un’applicazione più rigorosa dei termini, così come per una gestione contenziosa più incisiva.

Il fronte su cui si sta concentrando l’INPS non è quello di un “taglio lineare”, ma di una stretta nelle verifiche e nelle eccezioni a difesa della spesa previdenziale, in particolare per i trattamenti ai superstiti. L’istituto punta a far valere con maggiore efficacia gli strumenti già previsti dall’ordinamento, a cominciare dalla prescrizione dei diritti, tema sul quale sono arrivate conferme pesanti dai giudici di legittimità. Questo cambio di passo potrebbe tradursi nella cancellazione di prestazioni già chieste o nel mancato riconoscimento di importi arretrati, con un impatto che si annuncia significativo anche sui ricorsi pendenti.

A chi verrà tagliata la pensione di reversibilità?

Il perimetro dei beneficiari più esposti alla stretta emerge da una recente decisione della Corte di Cassazione, arrivata a settembre 2025, che ha segnato un punto di svolta. Il caso riguardava una domanda presentata nel 2009 per ottenere la reversibilità di un pensionato deceduto nel 1990: una distanza temporale di 19 anni che ha finito per pesare in modo decisivo. Dopo esiti alterni nei primi gradi, la Suprema Corte ha dato ragione all’INPS riconoscendo che l’istituto può eccepire la prescrizione del diritto anche senza indicare con precisione il giorno da cui decorre il termine (il cosiddetto dies a quo). Spetterà al giudice, valutando gli atti, individuare l’inizio della prescrizione e verificare quali ratei siano ormai estinti.

sede inps
A chi verrà tagliata la pensione di reversibilità? (ANSA) referendumcittadinanza.it

Questo snodo cambia il quadro operativo. D’ora in avanti, risulterà più difficile ottenere la reversibilità per chi presenta domande tardive o con documenti non perfettamente completi. In pratica, rientrano tra i beneficiari a rischio tutti i superstiti che non riescono a dimostrare di aver interrotto in tempo utile la prescrizione: coniugi, figli o altri familiari aventi diritto che abbiano atteso anni prima di attivarsi o che non siano in grado di provare atti interruttivi validi. Le regole di base non mutano: il diritto alla reversibilità si prescrive in 10 anni. Ma il modo in cui la prescrizione viene opposta diventa più semplice per l’INPS e più difficile da contrastare per i cittadini.

La stessa sentenza ha un ulteriore riflesso economico: anche quando alcuni ratei non risultano prescritti, gli interessi non decorrono più dalla maturazione dei singoli importi, bensì dalla data della domanda amministrativa. Un dettaglio tutt’altro che marginale, che riduce gli importi riconoscibili e limita il valore delle pretese arretrate. Per i superstiti che puntano a recuperare anni di trattamenti familiari non percepiti, la prospettiva è quindi meno favorevole.

Tradotto in casi concreti, finiranno nel mirino: chi ha presentato la domanda molti anni dopo il decesso del titolare della pensione, confidando di poter recuperare tutto; chi ha avviato le pratiche senza una documentazione completa e non ha poi colmato le lacune con atti formali idonei a interrompere la prescrizione; chi rivendica arretrati rilevanti ma non può provare di aver mantenuto “vivo” il diritto con domande, diffide o azioni giudiziarie entro i termini.

Sul piano pratico, questo significa che la responsabilità di documentare ogni passaggio ricade in misura crescente sul richiedente. Per difendere il diritto alla reversibilità o ai ratei arretrati, sarà necessario provare con precisione quando è stata presentata la domanda amministrativa, se e quando sono state inviate diffide, PEC o raccomandate, e se sono stati avviati giudizi idonei a interrompere i termini. In mancanza di queste prove, l’INPS potrà opporre la prescrizione in modo efficace, portando al rigetto della richiesta senza neppure entrare nel merito delle condizioni sostanziali del diritto.

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