Nel 2026 potrai usufruire di un bonus per riavere il 50%, si parla di ristrutturazione della casa. Tutto quello che c’è da sapere in merito.
Nel 2026 sarà ancora possibile ristrutturare casa recuperando il 50% delle spese sostenute grazie a una detrazione fiscale confermata dal Governo. La misura, molto attesa da proprietari, inquilini e condomìni, consente di ridurre in modo significativo il costo effettivo dei lavori, con un beneficio che si spalma in dichiarazione dei redditi sotto forma di quote annuali. Dopo settimane di confronto tra Ministero dell’Economia e Presidenza del Consiglio, la detrazione al 50% per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio risulta confermata per l’anno 2026, seppure con correttivi e strette operative per rendere il meccanismo più sostenibile e trasparente.

Il segnale politico è chiaro: il bonus ristrutturazioni resta uno strumento cardine per rinnovare il patrimonio immobiliare, migliorare la sicurezza e l’efficienza degli edifici e sostenere l’indotto delle costruzioni. La novità per il 2026 non è tanto l’aliquota — che rimane fissata al 50% — quanto l’introduzione di puntualizzazioni e limature su requisiti, tetti e modalità di utilizzo che il Ministero guidato da Giancarlo Giorgetti e il Consiglio dei Ministri hanno delineato per contenere l’impatto sui conti pubblici e rafforzare i controlli. In altre parole, il vantaggio fiscale non viene meno, ma viene accompagnato da regole più chiare su ciò che rientra, su come pagare le spese e su quali documenti conservare.
Per i contribuenti questo significa che l’opportunità di “riavere il 50%” resta concreta: chi programma lavori di ristrutturazione nel corso del 2026 potrà beneficiare della detrazione direttamente nella propria dichiarazione dei redditi, a partire dall’anno d’imposta successivo alla spesa. Il perimetro degli interventi ammessi continua a comprendere, in linea generale, opere di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia su singole unità abitative e sulle parti comuni dei condomìni. Restano fuori le nuove costruzioni e, come già in passato, la manutenzione ordinaria sulle singole unità è agevolata solo se legata alle parti comuni condominiali. L’attenzione si concentra su recupero, messa in sicurezza, rifacimento impianti, aggiornamento funzionale degli spazi e, in molti casi, interventi che comportano anche un miglioramento energetico o una riduzione del rischio.
Come funziona nel 2026 la detrazione al 50% per ristrutturare casa
Nel 2026 il bonus ristrutturazioni si applica come detrazione Irpef pari al 50% delle spese ammissibili sostenute entro l’anno, ripartita in quote annuali di pari importo lungo un arco temporale standard. L’agevolazione è destinata alle persone fisiche soggette a Irpef e riguarda immobili a uso abitativo. Possono beneficiarne proprietari, nudi proprietari, usufruttuari, inquilini e comodatari, così come i familiari conviventi che sostengano la spesa e risultino intestatari delle fatture.

Il meccanismo è semplice: si paga l’intervento nel 2026, si conserva la documentazione e si porta in detrazione il 50% distribuito in più anni. Per le spese che comportano risparmio energetico o l’uso di impianti tecnologici (ad esempio sostituzione di infissi, caldaie, schermature), resta l’obbligo di invio dati a Enea; per opere strutturali e impiantistiche valgono le regole edilizie nazionali e locali, incluse Cila/Scia dove necessario. Permane inoltre la centralità del bonifico parlante: senza pagamenti tracciati e completi dei riferimenti fiscali l’Agenzia delle Entrate può non riconoscere la detrazione.
Rispetto alle modalità alternative, la linea per il 2026 segue l’impianto di rigore già visto: lo sconto in fattura e la cessione del credito restano fortemente limitati, con un quadro che privilegia l’uso diretto della detrazione in dichiarazione. Questo comporta che il risparmio fiscale maturi anno dopo anno, a differenza di meccanismi istantanei che hanno generato criticità di finanza pubblica. Il Governo ha anche indicato una maggiore attenzione ai massimali di spesa per specifiche tipologie di lavori e a limiti anti-frammentazione, per evitare artificiose suddivisioni dei cantieri e contenere derive inflattive nei prezzi.
Esempio pratico: un contribuente che nel 2026 spende 20.000 euro per ristrutturare il bagno e rifare l’impianto elettrico potrà detrarre 10.000 euro complessivi, suddivisi in quote annuali uguali da portare in dichiarazione dal periodo d’imposta successivo. Se i lavori interessano un condominio (ad esempio rifacimento facciate interne, scale, impianti comuni), ciascun condòmino beneficia della detrazione in base alla propria quota millesimale, purché le spese siano deliberate e pagate correttamente.





