Non farti fregare per il prossimo anno, devi assolutamente sapere questo per quanto riguarda il passaggio di proprietà del 2026. Tutto quello che c’è da sapere.
Nel 2026 il passaggio di proprietà resta uno snodo delicato per chi vende e per chi compra un’auto usata. È qui che, più spesso di quanto si pensi, si annidano fraintendimenti, costi imprevisti e piccole furbizie. Il punto è semplice: non farti fregare. Per riuscirci, serve arrivare preparati.

Ci sono alcune cose fondamentali da sapere prima di firmare, di versare denaro o di accettare un appuntamento allo sportello. E no, non basta “andare in agenzia e pensarci dopo”: la differenza tra una pratica liscia e una che si trascina per mesi sta in pochi dettagli che fanno tutta la differenza.
Nel passaggio del 2026, tra digitalizzazione dei documenti, pratiche da registrare entro scadenze precise e responsabilità che ricadono in capo a venditore e acquirente, è facile confondersi. Le voci di costo non sono tutte uguali, variano anche in base alla provincia, e qualcuno potrebbe giocare proprio su questa opacità per chiederti più del dovuto o scaricare su di te oneri che non ti competono. A complicare le cose ci sono poi aspetti fiscali e amministrativi che non guardano in faccia nessuno: se non li consideri prima, li ritrovi dopo, con interessi.
È per questo che conviene fermarsi un attimo prima di correre a chiudere l’affare. Il calendario dei pagamenti, la documentazione corretta, la ripartizione degli oneri, gli adempimenti da rispettare entro determinati giorni: tutto questo non è materia per addetti ai lavori, è materia per chi non vuole ritrovarsi con una spesa che lievita o con un’auto formalmente non trasferita. La regola aurea? Sapere, per scegliere. Ma su cosa concentrarsi davvero, dove si annidano i rischi e come evitare le trappole più comuni lo vediamo tra un istante.
Passaggio e bollo: chi paga cosa, costi reali e come muoversi nel 2026
Partiamo dal bollo auto, la tassa automobilistica regionale. Conta il momento in cui la tassa è dovuta, non “chi ha usato l’auto di più”. L’obbligo di pagamento ricade su chi risulta proprietario alla data di riferimento del tributo, ossia, in termini pratici, su chi risulta intestatario sul finire del periodo utile al pagamento della rata. Ne discende una conseguenza spesso trascurata: se vendi l’auto prima della scadenza utile al pagamento del bollo, il nuovo proprietario sarà tenuto a versarlo per l’annualità successiva; se hai già pagato il bollo e vendi a metà periodo, non hai diritto a rimborso per i mesi “non goduti”. La tassa non si “spalma” tra venditore e acquirente, salvo diverso accordo privato che resta però estraneo agli obblighi fiscali verso la Regione.

Esempio pratico: scadenza bollo ad aprile, finestra di pagamento a maggio. Se vendi l’auto il 5 maggio, la responsabilità del pagamento per l’annualità che sta per iniziare ricadrà sul nuovo proprietario. Se invece il bollo lo hai saldato a maggio e vendi a luglio, non puoi chiedere restituzioni: il bollo segue il veicolo nel calendario, non la permanenza del proprietario.
Capitolo passaggio di proprietà. L’obbligo di registrare l’atto al Pubblico Registro Automobilistico entro 60 giorni dalla firma grava sull’acquirente. È un punto dirimente: la legge affida a chi compra la responsabilità di completare la trascrizione, aggiornare i registri e ottenere i documenti aggiornati. Nella prassi, i costi vengono sostenuti dall’acquirente, a meno di un patto differente tra le parti. Le voci tipiche di spesa sono: Imposta Provinciale di Trascrizione (IPT, variabile per provincia e potenza del veicolo), emolumenti ACI, imposta di bollo per la formalità e diritti della Motorizzazione. Gli importi non sono identici ovunque: informati prima nella tua provincia o in un ufficio STA.





