Jannik Sinner porta una boccetta nella borsa sempre con lui, una scelta che lascia tutti senza parole: “È disgustosa”.
Non è un portafortuna, non è un amuleto. È una boccetta, piccola, opaca, che Jannik Sinner infila nella borsa ogni volta che esce di casa per una partita.

Chi lo segue a bordo campo la nota da tempo: durante i cambi di lato, niente gesti teatrali, solo un sorso rapido. Sinner è fatto così: non esce mai senza ciò che gli serve davvero. E questa, pare, gli serve eccome. Il gusto, dicono, non aiuta. C’è chi l’ha definita addirittura “disgustosa”. Eppure, quella boccetta resta lì, sempre a portata di mano.
In uno sport in cui il dettaglio sposta equilibri e carriere, le abitudini assumono il peso di una scelta tecnica. Sinner ha affinato le sue nel tempo, limando ogni elemento superfluo. Questa boccetta rientra nella categoria degli strumenti semplici, essenziali, pensati per i momenti in cui il corpo presenta il conto: caldo, fatica, ritmo alto, concentrazione che non può calare. Niente di esoterico: una soluzione pratica a un problema concreto.
Se l’estetica del gesto a volte fa discutere, qui non c’è estetica: c’è funzione. Il sapore non è un criterio. L’efficacia sì. E di efficacia, nel circuito, si parla da anni: lo usano tennisti, ciclisti, giocatori di football. Non piace a tutti, anzi. Qualcuno l’ha etichettato con una smorfia. Ma quando in campo scatta l’allarme, la boccetta guadagna priorità.
Cosa c’è nella boccetta di Sinner?
La risposta è sorprendentemente terra terra: succo di cetriolini in salamoia, il cosiddetto pickle juice. Niente pozioni segrete, niente formule da laboratorio: è il liquido dei sottaceti. Jannik Sinner lo beve a piccoli sorsi durante le partite.

Perché si usa? Il motivo è duplice. Da un lato, è ricco di sodio e altri sali minerali utili quando si suda molto; dall’altro, la combinazione di aceto e salamoia è ritenuta capace di attenuare rapidamente gli spasmi, aiutando a prevenire o spegnere l’insorgere dei crampi. L’effetto è noto agli sportivi: il gusto è forte, non per tutti, ma la funzione è chiara. In sostanza, quando il corpo manda segnali di allarme, quel sorso può rimettere in ordine i circuiti neuromuscolari più velocemente di altre bevande.
La battuta gira da tempo negli spogliatoi e ai microfoni: Daniil Medvedev lo ha scherzosamente definito “disgustoso”. Una smorfia diventata citazione, che dice molto del sapore e poco della sostanza. Sinner, invece, lo utilizza con regolarità, senza farne una bandiera: lo prende, funziona, finita lì. In campo conta ciò che rende immediatamente disponibili risorse e lucidità.
Al netto delle mode, la spiegazione è semplice. L’elevata presenza di sodio aiuta a reintegrare rapidamente ciò che si perde con il sudore. L’acidità del liquido può attivare riflessi orofaringei che “spengono” i segnali di crampo, velocizzando la risposta del corpo. Risultato: meno tempo con i muscoli in tilt, più margine per continuare a spingere. Il rovescio della medaglia è il palato: è un sapore invadente, che molti tollerano solo in dosi minime. Da qui la scelta della boccetta: pratica, dosabile, pronta all’uso.
Non c’è mitologia, non c’è promessa miracolistica. C’è un protocollo concordato con il team, utile soprattutto quando le partite si allungano, le temperature si impennano e ogni scambio ruba energie a più livelli. In queste condizioni, un rimedio “di pronto intervento” è più di un vezzo: è una strategia di gestione del corpo.
Alla fine, resta la fotografia di un professionista che ha imparato a non complicarsi la vita. Una routine asciutta, poche distrazioni, scelte coerenti. Che poi a qualcuno sembri “disgustosa”, fa parte del gioco. A Sinner interessa altro: ridurre al minimo le variabili fuori controllo e farsi trovare pronto quando la partita passa dai centimetri alle gocce.





