Questo motore britannico da 1000 CV fa tremare davvero anche la Ferrari, non abbiamo mai visto una potenza del genere e siamo sinceramente sorpresi.
C’è un nuovo terremoto nei reparti corse e nelle sale di progettazione dei costruttori di supercar: un motore elettrico britannico accreditato di 1.000 cavalli sta facendo tremare perfino la Ferrari.

Non ricordiamo di aver mai visto così tanta potenza racchiusa in un’unità destinata all’automobile, e soprattutto con una tale concentrazione di tecnologia in così poco spazio. Il dato che più colpisce, oltre alla cifra monstre di potenza, è il peso: appena una dozzina di chilogrammi per il “cuore” dell’auto, un valore che, rapportato al rendimento e alla coppia immediata tipici dell’elettrico, ridisegna i confini di quello che credevamo possibile su strada e in pista.
Il segreto sta nella densità di potenza e nella densità di coppia: non è soltanto questione di picco numerico, ma di quanto “spinge” per chilogrammo. Gli ingegneri britannici hanno lavorato su una architettura compatta, con componentistica a perdite ridotte, raffreddamento avanzato e, soprattutto, un layout magnetico e di avvolgimenti che privilegia la risposta pronta fin dai bassi giri. Il risultato è un motore che, a parità di massa, surclassa quanto visto finora non solo in Europa, ma anche rispetto ai campioni della potenza specifica a cui la Cina ci aveva abituati nel campo dei propulsori per la mobilità elettrica.
Ecco l’auto che lo monta: la britannica Ariel Hipercar e il segreto dell’APM da 12 kg
Il sipario si alza su un nome che gli appassionati associano da sempre a prestazioni “senza filtri”: Ariel. La Hipercar, il progetto elettrico più radicale della piccola factory inglese, è la vetrina d’esordio per il motore ultra-compatto sviluppato con Equipmake, realtà di Norfolk specializzata in propulsori ad altissima densità di potenza. Il cuore tecnologico è nella famiglia di unità APM: ciascun motore pesa circa 12 chilogrammi e, nella configurazione scelta per la Hipercar, viene impiegato in più esemplari per superare complessivamente la soglia dei 1.000 CV. È l’approccio modulare a fare la differenza: tanti mattoni piccoli, leggerissimi e potentissimi che, lavorando in sinergia, spingono come un colpo di cannone e consentono una gestione sofisticata della trazione su ogni singola ruota.

La Hipercar nasce con architettura a 800 Volt, inverter dedicati ad alta efficienza integrati vicino alle macchine elettriche e una trasmissione a rapporto singolo che riduce le perdite meccaniche. La vettorizzazione di coppia è totale: ogni motore dialoga in tempo reale con il cervello elettronico, correggendo la dinamica dell’auto all’istante e regalando inserimenti chirurgici, trazione in uscita di curva e una sensazione di grip “da videogioco”. In questo contesto, i numeri da copertina diventano credibili: lo scatto 0-100 km/h in poco più di un battito di ciglia, riprese furibonde, tempi sullo 0-200 che riscrivono le gerarchie.
Il peso piuma del singolo motore libera spazio per componenti critici: un pacco batterie sviluppato con partner racing di prim’ordine, un sistema di raffreddamento dimensionato per la ripetibilità delle prestazioni e, a richiesta, un range extender a turbina che estende l’autonomia senza compromettere l’indole corsaiola. Il telaio segue la filosofia Ariel: leggerezza, rigidità e semplicità funzionale, ora declinate in chiave elettrica con una cura maniacale per cablaggi compatti, centri di massa ravvicinati e una gestione termica che serve tanto i rotori quanto le celle della batteria.
In controluce, la Hipercar mette in mostra il vantaggio strategico del motore APM da 12 kg: potenza specifica elevatissima, packaging infinitamente più flessibile rispetto a un V8 o a un V12, riduzione di masse non sospese quando l’unità è collocata vicino alle ruote e una filiera tecnologica orgogliosamente europea. È qui che si capisce la portata del “Cina battuta”: non è una gara a chi fa il numero più grosso, ma a chi riesce a incastonarlo nel progetto migliore. E su questo terreno, l’accoppiata Ariel–Equipmake mette sul tavolo una delle proposte più lucide e spietatamente efficaci dell’era elettrica, capace di far vacillare certezze consolidate e di alzare l’asticella che persino a Maranello dovranno guardare con rinnovata attenzione.





