Max Allegri ha perso la testa, ma la decisione ormai è presa e i tifosi del Milan sembrano pronti a boicottare tutto. Cosa è accaduto davvero?
Max Allegri è fuori di testa. Non per uno scatto d’ira passeggero, ma per la convinzione — maturata, ribadita, blindata — che serve una sterzata immediata. La decisione, nella sua testa e in quella del suo staff, è già presa.

E il tifoso, quello che la domenica sacrifica ore e chilometri, è pronto a fare la sua parte: niente compromessi, anche a costo di boicottare tutto. Di che si parla, davvero? Non è un capriccio personale, e non è soltanto una questione di calendario. È una linea, una presa di posizione che chiama dentro interessi, logistiche, diritti e doveri. E che, soprattutto, chiede una cosa semplice: decidere presto, evitare di far precipitare un pasticcio annunciato.
Nelle ultime settimane il calcio italiano ha scelto di inseguire vetrine lontane, moltiplicare fronti, allungare la coperta di una stagione già strettissima. Tornei, amichevoli mascherate, partite che rischiano di slittare in fusi orari impossibili. È qui che Allegri piazza il suo chiodo: smettetela di rinviare e di scaricare conseguenze su giocatori e pubblico. Per i tifosi, una parte dei tifosi, il messaggio è altrettanto netto: se la misura trabocca, si boicotta. Niente trasferte improvvisate, niente acquisti su canali ufficiali, niente partecipazione a un rito che si sente tradito.
Milan-Como a Perth, il caso resta aperto
Dentro questa cornice si inserisce l’episodio che tiene banco in queste ore. Secondo quanto riportato dall’ANSA il 23 ottobre 2025, la gara tra Milan e Como a Perth, in Australia, è ancora un “caso aperto”: organizzatori e istituzioni non hanno sciolto i nodi, i club aspettano indicazioni, il pubblico resta sospeso. In mezzo, una frase che fotografa bene lo stato d’animo: “decidete presto”. Che la si legga come un invito o come un ultimatum, cambia poco: la sostanza è che ogni giorno di incertezza complica tutto.

Portare due squadre di Serie A a 13mila chilometri di distanza non è una mossa neutra. Vuol dire pianificare voli intercontinentali, adattare staff e programmazioni, fare i conti con un fuso di 6-7 ore e con tempi di recupero che non si comandano a piacere. Vuol dire, soprattutto, scegliere chi mettere al centro: la crescita del brand in un mercato nuovo o l’equilibrio di una stagione che ha già Champions, campionato, coppe e nazionali? A Perth spingono istituzioni locali e sponsor; a Milano e Como si pesano benefici e rischio infortuni; in Lega si cerca un incastro che salvi tutto. Ma il calendario non ha retro: se si tergiversa, si paga.
C’è poi il tema più sensibile: i tifosi. Quelli australiani, che vedono l’opportunità di toccare il grande calcio con mano. E quelli italiani, che chiedono rispetto per l’abitudine, per il diritto a vedere la propria squadra a portata di treno e non di un viaggio transoceanico. È qui che entrano parole come “boicottaggio”: non un proclama di piazza, ma l’eco che rimbalza tra curve, gruppi organizzati, community online. Il messaggio è semplice: se la partita che conta emigra, noi ci tiriamo indietro. E non per ripicca, ma per principio.
Che c’entra Allegri con tutto questo? C’entra la postura. La sua “decisione” non è un sì o un no a un singolo evento, è la scelta di non prestare il fianco a operazioni senza copertura sportiva, medica e organizzativa. Tradotto: priorità alla salute dei giocatori, alla qualità dell’allenamento, alla chiarezza del calendario. E un invito, che suona anche come avvertimento, alle istituzioni: stabilite paletti, adesso. Perché i club devono organizzare, i tecnici devono programmare, i calciatori devono recuperare. E i tifosi hanno il diritto di sapere dove finiranno i loro sabati e le loro domeniche.
La partita Milan-Como a Perth, al momento, resta una cartina di tornasole. Se prevarrà la vetrina, lo si dica e ci si assuma la responsabilità. Se si sceglierà la prudenza, che lo si comunichi senza lasciare macerie comunicative. In entrambi i casi, vale una regola: il tempo, in queste faccende, è la vera moneta. E di tempo, oggi, se ne sta buttando via parecchio.





