Riforma pensioni, ci siamo. Addio alla Legge Fornero: quali sono i nuovi limiti età e i contributi

Dal silenzio del Governo agli indizi che circolano nei dossier, cresce l’attesa per un intervento strutturale entro il 2027 sulle pensioni. Ma cosa cambierà davvero su età, contributi e flessibilità in uscita?

La riforma delle pensioni sembra essere all’orizzonte, con il 2027 che potrebbe segnare un punto di svolta significativo. La domanda che tutti si pongono è: sarà possibile andare in pensione prima? E in che modo i nuovi limiti di età e di contribuzione influenzeranno i lavoratori?

Mentre si discute di un possibile aumento dell’età pensionabile legato alla speranza di vita, emerge un cauto ottimismo per un superamento dell’impianto Fornero.

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Riforma pensioni, ci siamo, addio alla Legge Fornero: nuovi limiti età e contributi – referendumcittadinanza.it

La legge di Bilancio di quest’anno ha mantenuto un basso profilo, evitando interventi diretti, ma i segnali di un cambiamento strutturale sono sempre più evidenti. I rumors su un pacchetto riformativo più ampio previsto per il 2026, con effetti dal 2027, si intensificano.

Questo periodo coincide con la fine della legislatura, suggerendo che potrebbe essere il momento ideale per un intervento significativo. La sfida sarà conciliare l’incremento dell’età pensionabile previsto per il 2027 con l’obiettivo di una maggiore flessibilità nell’uscita dal mondo del lavoro.

Cosa può cambiare davvero: tempi, indizi, numeri

All’interno dei dossier si trovano almeno tre indizi che suggeriscono un possibile addio alla legge Fornero a partire dal 2027, a favore di un sistema più flessibile. Questi includono la possibilità di un maggiore spazio di bilancio, una finestra politica favorevole e la separazione tra previdenza e assistenza, un tema sottolineato anche dal presidente INPS, Gabriele Fava.

Coppia davanti a documenti e PC, un'altra persona di fronte a loro
Cosa può cambiare davvero: tempi, indizi, numeri – referendumcittadinanza.it

Le modifiche potrebbero introdurre una maggiore flessibilità in uscita, con una soglia anagrafica ridotta e requisiti contributivi minimi. Si discute anche di un canale “tutto contributi” per chi ha accumulato 41 anni di versamenti, indipendentemente dall’età.

Inoltre, si punta a stabilizzare una “quota” flessibile che permetta uscite graduali, con penalizzazioni concentrate sulle uscite più precoci e incentivi per chi prolunga l’attività lavorativa.

Tutele selettive potrebbero essere introdotte per lavori gravosi, carriere femminili con discontinuità e altre categorie specifiche. L’obiettivo è mantenere l’equilibrio del sistema previdenziale, adeguando i coefficienti in base alla riduzione dei limiti anagrafici e preservando la sostenibilità a lungo termine.

Gli adeguamenti previsti per il 2027-2028, legati alla speranza di vita, non verrebbero eliminati ma integrati in un sistema che offre maggiore flessibilità, mantenendo regole chiare sul calcolo delle pensioni.

La separazione tra previdenza e assistenza contribuirebbe a rendere più trasparente il quadro finanziario e a valutare la sostenibilità delle pensioni contributive. Il cammino verso la riforma è ancora pieno di incognite, ma i segnali indicano una direzione chiara: prudenza oggi per costruire margini domani, con un impianto di flessibilità che potrebbe permettere uscite dal lavoro prima dei 67 anni, in linea con i contributi versati e con tutele mirate per categorie specifiche.

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