Hai la possibilità di ritirarti a 61 o 63 anni, e ti occorre un solo documento per accedere all’assegno anticipato.
Il desiderio di lasciare il lavoro qualche anno prima, la stanchezza accumulata in mansioni fisicamente impegnative o psicologicamente logoranti, e i turni notturni che si sommano nel tempo pongono il tema della pensione anticipata al centro del dibattito. In Italia, sotto precise condizioni, è possibile accedere alla pensione già a 61 o a 63 anni.

La chiave di volta in questo processo è il modello AP116 dell’INPS, il documento che certifica la natura “gravosa” o “usurante” dell’attività lavorativa svolta. Ecco come si può andare in pensione presentando un solo documento, a soli 61 o 63 anni.
Lasciare il lavoro a 61 o 63 anni è possibile
Nel contesto previdenziale, i termini “gravoso” e “usurante” non sono sinonimi. Il termine “gravoso” copre un’ampia gamma di mansioni con carichi fisici o organizzativi importanti, come l’edilizia o l’assistenza a non autosufficienti. “Usurante”, invece, si riferisce a un ambito normativo specifico che include lavorazioni in ambienti particolarmente difficili, come gallerie o con esposizione ad agenti nocivi.

La distinzione è fondamentale poiché determina l’età minima per l’accesso alla pensione anticipata e il canale di uscita. Per i lavori usuranti, è possibile andare in pensione a 61 anni e 7 mesi, a patto di avere almeno 35 anni di contributi e di raggiungere la quota 97,6.
Per i lavori gravosi, invece, si applica l’APE sociale, accessibile a partire da 63 anni e 5 mesi con una storia contributiva di almeno 36 anni. Esiste anche la possibilità per i lavoratori “precoci” di uscire indipendentemente dall’età anagrafica, purché abbiano 41 anni di contributi e una quota minima di attività gravosa/usurante negli anni più recenti. In tutti i casi, è cruciale dimostrare ufficialmente l’appartenenza a queste categorie.
Il modello AP116 gioca un ruolo chiave, attestando ufficialmente che l’attività lavorativa rientra tra quelle considerate gravose o usuranti. Questo documento, compilato e convalidato dal datore di lavoro, deve includere dettagli come la mansione svolta, i periodi interessati, e le esposizioni a rischi o agenti nocivi.
Senza questo documento, la domanda di pensione anticipata rischia di non essere accettata dall’INPS. In caso di cessazione, fallimento, o decesso del datore di lavoro, il lavoratore può presentare un’autocertificazione. Tuttavia, l’INPS effettuerà comunque dei controlli, rendendo necessaria una documentazione il più dettagliata possibile, inclusi paghe, lettere di assunzione, e attestazioni di servizio.
Per evitare errori nella domanda, è consigliabile verificare la propria posizione assicurativa, chiedere una compilazione accurata dell’AP116, conservare ogni prova della natura della mansione, e attenersi alle scadenze pubblicate dall’INPS. Le descrizioni delle mansioni troppo generiche, i periodi lavorativi non coincidenti con i versamenti contributivi, e le omissioni sui turni notturni o sulle esposizioni sono tra gli intoppi più comuni.
Una precisione meticolosa può fare la differenza per evitare ritardi. Il modello AP116 è essenziale per collegare la biografia lavorativa al diritto previdenziale. Senza un AP116 completo e coerente, l’uscita anticipata diventa molto più difficile. Al contrario, con un AP116 ben compilato, l’accesso a opzioni come l’APE sociale o Quota 41 diventa una possibilità concreta.
Per chi aspira a una pensione anticipata, è vitale iniziare con il controllo dei requisiti e l’organizzazione dei documenti necessari. Il desiderio di smettere prima è legittimo, ma richiede una dimostrazione precisa dei presupposti. Preparare l’AP116, dialogare con il datore, e rispettare le scadenze sono passi cruciali per un processo senza intoppi.





