Pensioni, puoi passare da 380 a 750 euro al mese con una sola domanda all’INPS: ci vogliono 5 minuti

Puoi aumentare la tua pensione da 380 a 750 euro al mese con una domanda all’INPS: come fare.

Un assegno pensionistico che all’atto della liquidazione si ferma poco sopra i 380 euro al mese può quasi raddoppiare, arrivando a sfiorare i 750 euro mensili. Non è magia, ma la conseguenza di regole poco conosciute del sistema previdenziale.

Tra integrazione al trattamento minimo, maggiorazioni e benefici fiscali, con i requisiti giusti l’importo netto può crescere sensibilmente. Ed è spesso sufficiente presentare una sola istanza all’INPS perché l’Istituto ricalcoli la pensione alla luce dei redditi effettivi e dell’eventuale diritto alle integrazioni.

Coppia sorridente al PC
Pensioni, puoi passare da 380 a 750 euro al mese con una sola domanda all’INPS – referendumcittadiananza.it

L’argomento è tutt’altro che banale: nella giungla previdenziale italiana pesano l’anzianità contributiva, l’età, la data del primo versamento, i redditi complessivi del pensionato (e talvolta del coniuge) e la tipologia di pensione.

Chi oggi è in pensione può rientrare nel metodo retributivo (per la parte maturata fino al 31 dicembre 1995), nel misto o nel contributivo puro (chi ha il primo accredito dal 1° gennaio 1996). Questa distinzione è cruciale perché incide direttamente sul diritto alle integrazioni.

Come si arriva a circa 750 euro: ecco la mossa chiave da chiedere all’INPS

La leva principale è l’integrazione al trattamento minimo, che può essere riconosciuta alle pensioni calcolate almeno in parte con i criteri anteriori al 1996 (retributivo o misto), a condizione che i redditi personali — e in certi casi coniugali — non superino soglie fissate annualmente.

Donna compila carta
Come si arriva a circa 750 euro: ecco la mossa chiave da chiedere all’INPS – referendumcittadinanza.it

Per il 2025, la misura del trattamento minimo si attesta attorno a 603,40 euro al mese (12 mensilità), con un valore atteso in lieve aumento nel 2026. A questa integrazione può sommarsi, per chi rientra nei requisiti anagrafici e reddituali, la cosiddetta maggiorazione sociale (il noto “incremento” destinato alle pensioni più basse).

L’importo è variabile, ma una stima ricorrente per i profili più tutelati è di circa 150 euro al mese. In presenza di sola pensione di importo contenuto e senza altri redditi rilevanti, la combinazione tra trattamento minimo e maggiorazione porta quindi un assegno originariamente intorno a 380 euro a superare i 750 euro mensili.

C’è poi un ulteriore vantaggio: con un reddito pensionistico annuo contenuto entro le soglie previste, l’interessato rientra nella no tax area per i pensionati (8.500 euro annui in via generale), con effetti positivi sul netto in pagamento perché l’IRPEF dovuta si azzera o si riduce drasticamente.

In altre parole, le somme riconosciute non vengono erose dalle imposte e il beneficio è pienamente percepibile in cedolino. Attenzione però a un punto essenziale: chi è contributivo puro (primo accredito dopo il 1° gennaio 1996 e nessuna anzianità precedente) normalmente non ha diritto all’integrazione al minimo né a determinate maggiorazioni collegate alle pensioni “non interamente contributive”.

Questi assicurati dispongono di vie diverse per l’accesso alla pensione (ad esempio la anticipata contributiva a 64 anni con requisiti stringenti o la vecchiaia a 71 anni con almeno 5 anni di contributi), ma sugli importi non possono contare sulle stesse integrazioni.

È questo il motivo per cui due pensionati con assegni “base” simili possono ritrovarsi con nettissimi divari dopo l’applicazione delle regole integrative. Come si ottiene tutto questo? Nella maggior parte dei casi basta una domanda di ricostituzione reddituale con richiesta di integrazione al minimo e delle eventuali maggiorazioni, da presentare direttamente sul portale MyINPS (area “Prestazioni e servizi”) oppure tramite patronato.

L’istanza serve a comunicare o aggiornare i redditi rilevanti e a far valutare all’INPS il diritto alle somme aggiuntive. Se il pensionato non è tenuto alla dichiarazione dei redditi, potrà essere necessario il modello RED per autocertificare le entrate dell’anno.

Per chi parte da una pensione intorno a 380 euro, il risultato può essere tangibile: con l’adeguamento al trattamento minimo 2025 (circa 603,40 euro), l’aggiunta della maggiorazione sociale (intorno a 150 euro, al ricorrere dei requisiti di età e reddito) e i benefici della no tax area, l’assegno mensile si avvicina alla soglia dei 750 euro.

È la dimostrazione di quanto il capitolo pensioni non si esaurisca nel solo importo “calcolato” dall’INPS alla liquidazione, ma richieda attenzione costante alle integrazioni riconoscibili su domanda e alle condizioni reddituali aggiornate di anno in anno.

Gestione cookie