136 al mese in più se l’importo dell’assegno della tua pensione è basso: ecco come richiedere questi soldi.
Molti pensionati si trovano a dover gestire un assegno pensionistico che non riesce a coprire adeguatamente le spese quotidiane, a causa dell’incremento dei prezzi. Tuttavia, esiste una possibilità per chi soddisfa certi criteri di ottenere un aumento mensile fino a 136 euro. Questa opportunità non è un bonus occasionale o una misura temporanea, ma un diritto ben radicato nell’ordinamento e ancora attivabile.

Sorprendentemente, molti non sono a conoscenza di questa possibilità o non l’hanno mai richiesta.Questo meccanismo si distingue dalla rivalutazione annuale per inflazione e va oltre l’integrazione al trattamento minimo. È pensato per avvicinare le pensioni più basse a un livello di dignità, permettendo un incremento che può raggiungere i 136,44 euro al mese. Questo può avere un impatto significativo sul bilancio di chi riceve un trattamento pensionistico modesto.
Per capire se si ha diritto a questo incremento, è fondamentale verificare alcuni aspetti. L’importo della pensione deve essere inferiore al trattamento minimo INPS, che nel 2025 è fissato a 603,40 euro mensili. Al di sotto di questa cifra, si aprono le porte a varie integrazioni, inclusa quella che consente di ottenere i 136 euro aggiuntivi. Tuttavia, non basta controllare il cedolino pensionistico; è necessario considerare anche l’età, i redditi personali e familiari, e la tipologia di prestazione pensionistica.
Di cosa si tratta: l’“incremento al milione” ancora in vigore
L’incremento al milione è una misura introdotta agli inizi degli anni Duemila, con l’obiettivo di avvicinare le pensioni più basse al vecchio standard del “milione” di lire. Nonostante gli aggiornamenti negli anni, questa misura rimane in vigore e, se i requisiti sono soddisfatti, può significare un aumento fino a 136,44 euro al mese. Questo incremento si aggiunge ad altre forme di sostegno come l’integrazione al minimo e le maggiorazioni sociali.

L’incremento si applica a diverse categorie di pensionati, inclusi coloro che ricevono pensioni previdenziali inferiori al minimo, l’assegno sociale, e alcune prestazioni assistenziali. I requisiti fondamentali includono l’età anagrafica, generalmente 65 anni, e il reddito del beneficiario e del nucleo familiare. Importante notare che chi ha iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995 con il sistema contributivo puro, generalmente non ha diritto a questa maggiorazione.
La procedura per richiedere l’incremento non è sempre automatica. Spesso è necessario presentare una domanda o una dichiarazione dei redditi. I canali attraverso cui procedere includono il portale INPS online, l’assistenza dei Patronati, o il contact center INPS. È importante avere a disposizione un documento di identità, il codice fiscale, le credenziali per l’accesso online, e una dichiarazione dei redditi aggiornata.
L’erogazione dell’incremento segue la presentazione della domanda o la verifica dei requisiti, e può comprendere arretrati entro i limiti di prescrizione quinquennale, secondo le prassi INPS. È anche fondamentale aggiornare annualmente le informazioni reddituali per evitare sospensioni o recuperi. Prima di procedere con la domanda, è consigliabile effettuare una verifica preliminare dell’importo della pensione, dei redditi complessivi, e dell’età anagrafica. Inoltre, è utile verificare la cumulabilità con altre integrazioni o maggiorazioni.
Un ultimo consiglio pratico è quello di consultare un Patronato per simulare l’importo spettante, in modo da avere un quadro chiaro dei benefici potenziali. Questi 136 euro al mese possono rappresentare un significativo aiuto economico, a patto di soddisfare i requisiti necessari.





