Matilde Caressa apre il cuore su un nodo che non ti aspetti e lascia intravedere un pezzo di sé e della sua famiglia. Cosa c’è dietro quella confessione: “È una stana bestia”?
Matilde Caressa è un volto che fra i più giovani è sicuramente molto noto ma i più la conoscono come la “figlia di”. Già perché potremmo dire che è una figlia d’arte dato che i suoi genitori sono Benedetta Parodi, giornalista e conduttrice, e Fabio Caressa, giornalista sportivo.

Matilde si sta facendo conoscere sempre di più sui social dove posta momenti di vita quotidiana e anche la sua musica dato che è una cantante “in erba” e ha già all’attivo diversi singoli pubblicati. Ma quello che ha colpito più di tutti è stata la schiettezza con cui ha confessato il suo grande problema “È una strana bestia”.
La confessione di Matilde Caressa: qual è il suo problema
Matilde Caressa si è messa a nudo con una confessione che suona come un messaggio in codice per chi non la segue mentre per chi la “conosce” ha già più senso. Tra affetti, quotidianità e quell’aria da ragazza che fa musica e segue il suo sogno senza sconti, c’è un dettaglio che oggi fa parlare.

Matilde, anche sui social, non ha mai nascosto lati più intimi del suo percorso personale, sceglie di mettere nero su bianco qualcosa che molti non dicono ad alta voce. Qui non si gioca a fare i supereroi, qui ci si racconta, con tutte le sfumature del caso. Nei suoi contenuti su TikTok Matilde affronta spesso, con parole misurate ma dirette, temi come ansia e depressione.
Non proclami, non ricette, ma uno specchio: “Ehi, esiste anche questo, e non sono la sola”. In questo solco arriva una storia che fa drizzare le orecchie: un fotogramma sincero, lei in primo piano, e una scritta che pesa più di mille filtri. Testuale: “l’ansia è una strana bestia perché sto letteralmente avendo un attacco d’ansia davanti all’aula di una prof solo perché devo dirle l’argomento della tesi? cosa penso che faccia, mi picchi?”.
Un momento qualunque di vita reale che si trasforma in manifesto. Il dettaglio dell’aula, quella soglia che sembra invalicabile, la tesi da pronunciare come fosse una parola magica: non è forse la fotografia di una pressione che molti, là fuori, potrebbero riconoscere? Qui le parole sono pesate al millimetro. Perché ammettere di tremare davanti a una porta—una porta qualunque—non è forse la mossa più coraggiosa?
Perché dirlo così, a cuore aperto? L’impressione è che Matilde voglia prendersi lo spazio per dire: la fragilità non è un difetto, è una componente. E se qualcuno avesse bisogno di sentirlo, eccolo servito su un piatto d’argento. C’è poi un altro punto che non passa inosservato: lei è una ragazza che fa musica, ci mette la faccia, ci mette la voce, e—attenzione—non nasconde le crepe.
Scegliere di raccontare l’ansia con parole semplici potrebbe essere il modo più potente per parlarne ai giovani. Il messaggio sarebbe chiaro: si può inseguire il proprio sogno, stando bene attenti a non travestire i momenti difficili da nulla.





