L’errore clamoroso che tutti fanno in inverno ti fa sborsare centinaia di euro in estate: sì, lo fai anche tu

In inverno c’è un errore comune che può costare caro: ecco perché non rischiare di avere problemi quando poi tornerà il caldo.

Lo fai per amore della tua casa e rischi di farle male. Arriva il freddo, il riscaldamento prende il comando e l’unità esterna del condizionatore resta lì, zitta e immobile. E allora scatta l’istinto: “Meglio coprirla per proteggerla da neve e ghiaccio, giusto?”.

sfondo invernale e donna con pollici in giù
Errore clamoroso da non fare in inverno: i rischi sono davvero considerevoli – referendumcittadinanza.it

Domanda lecita. Ma è proprio qui che si nasconde l’errore clamoroso che può costarti caro quando tornerà il caldo. Vuoi davvero scoprire se coprirla è un’assicurazione… o una trappola? Ecco tutta la verità.

L’errore che può costarti caro in inverno

Intanto chiariamo il problema: stiamo parlando dell’unità esterna dell’aria condizionata, quella scatola metallica sul balcone o in giardino con ventola e scambiatori.

motore esterno aria condizionata
L’errore che può costarti caro in inverno – referendumcittadinanza.it

In inverno non lavora, e l’idea più diffusa è sigillarla con una copertura “anti-intemperie”. Il ragionamento sembra logico: se proteggo, allungo la vita. Peccato che, come confermano i tecnici HVAC interpellati, la logica qui si capovolge.

Le unità moderne sono progettate per stare all’aperto tutto l’anno, pioggia, neve e gelo compresi. Sono fatte per drenare l’acqua, asciugarsi, respirare. Quello che non sopportano è essere “imbustate”. Gli esperti lo dicono chiaro: coprire l’unità per tutto l’inverno può fare più danni che benefici.

Una copertura totale tende a intrappolare calore residuo e soprattutto umidità, limitando il naturale ricambio d’aria. Da qui è un attimo passare a condensa, ruggine, muffa e a un degrado più rapido dei componenti. E non parliamo solo di estetica: parliamo di prestazioni.

Quando riaccenderai il climatizzatore in primavera, potresti ritrovarti con un sistema più rumoroso, meno efficiente, magari con odori sgradevoli o con avviamenti difficili. Tradotto: bollette più alte, manutenzioni non previste, tempo perso in appuntamenti tecnici proprio quando ti servirebbe aria fresca al volo.

C’è di più: molti proprietari coprono con teli non traspiranti, spesso in plastica, fissati stretti con corde o nastro. Sembra “sigillato bene”, ma è esattamente il contrario di ciò che serve a un’unità che deve disperdere l’umidità. Senza contare che il vento può far “sventolare” coperture larghe, sfregare sulle alette e graffiare le superfici, mentre la condensa accumulata all’interno lavora silenziosamente alla corrosione.

E se abiti vicino a una strada o a un vialetto dove si usa il sale antighiaccio, c’è un altro nemico in agguato: il sale è fortemente corrosivo e, se lasciato depositare, accelera la ruggine su viti, griglie e scambiatori. La mossa giusta c’è ed è semplice: non coprirla in inverno.

Le unità sono create per resistere alle intemperie, non alle “saune” sotto il telo. L’unica eccezione sensata è la copertura temporanea in autunno, quando cadono foglie e rametti che possono accumularsi all’interno. Uno “scudo” mirato in quel periodo aiuta a tenere lontani i detriti.

Altro caso in cui proteggere ha senso: se l’unità è vicina a un vialetto o marciapiede che viene cosparso di sale durante le nevicate. Qui l’obiettivo non è il caldo o la pioggia, ma schermare l’unità dagli spruzzi, perché il sale, essendo corrosivo, accelera la ruggine.

E se decidi per una protezione, sceglila bene. Le coperture efficaci sono traspiranti, con alette di ventilazione o pannelli a rete per far circolare l’aria e prevenire la formazione di umidità. I materiali più adatti sono quelli resistenti ai raggi UV e alle intemperie, come il poliestere o il vinile di qualità, pensati per l’uso esterno.

Importante anche la vestibilità: una copertura ben dimensionata aderisce il giusto, non è una vela per il vento e non “strangola” l’unità. Evita i teli improvvisati e soprattutto le “buste” in plastica non traspirante: sono l’invito perfetto per condensa, muffa e ruggine.

E durante l’inverno? Paradossalmente, è il momento più tranquillo per l’AC. L’unità esterna può restare scoperta senza problemi, progettata com’è per drenare la pioggia e sopportare il freddo. Il vero pit stop arriva in primavera: programma la manutenzione annuale, sostituisci il filtro dell’aria interno, rimuovi eventuali protezioni temporanee, pulisci foglie o residui, e libera l’area intorno all’unità tagliando cespugli e rami che intralciano il flusso d’aria.

Queste piccole attenzioni, suggeriscono i tecnici HVAC, fanno più per la vita dell’impianto di qualsiasi “imbustamento” invernale.

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