Lavori in casa: ora possono obbligarti a fare questo se vivi in condominio

Vivi in condominio? Occhio: dentro la tua abitazione non tutto è “solo affari tuoi”. Infatti possono obbligarti a fare questi lavori in casa. Ecco perché.

Vivere in condominio ha dei vantaggi e degli svantaggi da considerare. Tra i pro, c’è la possibilità di condividere i costi per servizi comuni come ascensore, pulizia, giardino o portineria, rendendo le spese più gestibili. La sicurezza è maggiore grazie alla presenza di vicini, videocamere o portieri, e la manutenzione delle parti comuni (come facciate, tetto e scale) è spesso affidata all’amministratore, semplificando la gestione.

donna che guarda lavori ristrutturazione
Lavori in casa: ora possono obbligarti a fare questo se vivi in condominio – referendumcittadinanza.it

Tuttavia, ci sono anche dei contro, come la scarsa privacy e i rumori provenienti dai vicini. E soprattutto bisogna rispettare regole condominiali, per non incorrere in spese e liti con gli altri. Ma c’è di più: chi vive in condominio potrebbe ritrovarsi a pagare per dei lavori in casa propria. Ecco perché.

Quali lavori in casa potresti essere obbligato ad eseguire

Ti è mai capitato di pensare “è casa mia, faccio quello che voglio”? In condominio non funziona così: di fronte a rischi per la sicurezza o a lesioni del decoro dell’edificio, quell’“autonomia” ha un confine molto preciso. L’assemblea non può deliberare lavori nelle tue parti esclusive: toccare le proprietà private con un voto condominiale è decisione nulla. Anche l’amministratore non può “governarti” dentro casa.

donna che fa un progetto su foglio
Quali lavori in casa potresti essere obbligato ad eseguire – referendumcittadinanza.it

Ma c’è un grande “però”: per legge deve compiere gli atti conservativi delle parti comuni e può agire per tutelare ciò che è inviolabile in condominio, cioè la sicurezza, la stabilità, l’integrità e il decoro architettonico (art. 1130 c.c., in combinato con gli artt. 1120 e 1122 c.c.). Tradotto: se il tuo appartamento, per com’è ridotto o per lavori fatti male, mette a rischio l’edificio o ne rovina visibilmente l’armonia, l’amministratore può chiederti il ripristino e, se ti rifiuti, andare dal giudice.

Se un appartamento fatiscente minaccia di danneggiare parti comuni o di creare pericolo, l’amministratore può diffidarti, pretendere lavori di manutenzione, rifacimento o ripristino e, se non collabori, chiedere un provvedimento giudiziario che ti obblighi a intervenire. Nei casi più gravi entra in scena anche il sindaco: con un’ordinanza può imporre interventi sugli edifici che presentano pericoli per la collettività, indirizzandosi a te se il problema è dentro la tua unità, o all’amministratore se riguarda le parti comuni.

E se ignori tutto? L’art. 677 c.p. punisce l’omissione di lavori su costruzioni che minacciano rovina: sanzione amministrativa (da 154 a 929 euro) e, se c’è pericolo per le persone, arresto fino a sei mesi o ammenda non inferiore a 309 euro. Rischi anche cause civili, richieste di risarcimento, danni che peggiorano (e quindi costi che lievitano), tensioni infinite in assemblea, fino alla svalutazione del tuo immobile e dell’intero stabile. Aspettare “che passi” non conviene: il tempo, in edilizia, quasi mai gioca a favore.

Il punto chiave è questo: non possono dirti come arredare il soggiorno, ma possono pretendere interventi quando ciò che accade dentro casa tua mette in crisi le parti comuni o l’aspetto dell’edificio. L’art. 1122 c.c. vieta opere nelle proprietà esclusive che arrecano danno alle parti comuni o pregiudizio a stabilità, sicurezza o decoro architettonico. Da qui discende, in via estensiva e supportata dalla giurisprudenza, l’obbligo di mantenere in buono stato ciò che è visibile all’esterno e di evitare degrado che si ripercuota sul condominio.

Se c’è pericolo concreto, l’amministratore non ha bisogno di una delibera preventiva per attivarsi a tutela dell’edificio; se non si risolve bonariamente, può rivolgersi al Tribunale per ottenere ordini di esecuzione. E nei casi di urgenza per la pubblica incolumità, l’ordinanza del sindaco accelera tutto. Ok, ma come si risolve senza trasformare una grana in un incubo? Prima di tutto, affronta il problema con un approccio pratico e trasparente.

Se ricevi una diffida o una segnalazione, chiedi subito a un professionista abilitato (ingegnere, architetto, geometra) una verifica con relazione tecnica: documenta lo stato, le cause delle difettosità e le misure di messa in sicurezza. Condividi il piano lavori con l’amministratore indicando tempi, impresa incaricata e, se serve, l’eventuale titolo edilizio (a seconda del tipo di intervento può servire CILA/SCIA secondo il Testo Unico Edilizia).

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