In pensione a 61 e 62 anni, ci siamo: sorpresa per tanti lavoratori italiani

Sorpresa per tanti lavoratori italiani che potranno andare in pensione a 61 e 62 anni: cosa sapere.

Una voglia diffusa di lasciare il lavoro prima dei 67 anni attraversa il Paese. È una spinta che viene da più direzioni: chi ha carriere iniziate molto presto e sente di aver già dato, chi ha carichi di cura familiari che non si conciliano con turni e straordinari, chi teme di arrivare alla vecchiaia in salute troppo precaria per godersi davvero il tempo libero. Dentro questo quadro, il 2026 potrebbe diventare l’anno in cui la pensione a 61 o 62 anni torna da miraggio a orizzonte concretamente raggiungibile per migliaia di lavoratrici e lavoratori.

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In pensione a 61 e 62 anni, ci siamo: sorpresa per tanti lavoratori italiani – referendumcittadinanza.it

Il segnale arriva dal cantiere della legge di Bilancio 2026. Fino a poche settimane fa, le indiscrezioni parlavano di un impianto prudente: proroga dell’Ape sociale fino al 31 dicembre 2026 e conferma dell’aumento di tre mesi dei requisiti dal 2027 al 2028, con margini di flessibilità.

Mancavano, però, due tasselli che negli ultimi anni hanno rappresentato un’uscita anticipata per fasce specifiche di contribuenti: opzione donna e quota 103. L’assenza di questi strumenti nella prima bozza aveva acceso l’allarme tra chi, per età e anzianità contributiva, stava pianificando di fermarsi tra i 61 e i 62 anni.

In pensione a 61 e 62 anni: cosa sapere

Lo scenario sta cambiando: con la manovra approdata in Parlamento, la discussione sulle vie di pensionamento flessibile si è riaperta con forza. Non è solo una trattativa politica: è il riflesso di una domanda sociale che spinge, soprattutto tra i nati nella prima metà degli anni Sessanta, generazione che ha spesso carriere contributive piene e una maturità lavorativa già raggiunta. Per molte persone l’idea di un ultimo tratto di vita attiva meno gravoso, o di una uscita accompagnata da un reddito certo, resta un obiettivo dichiarato.

Coppia al PC sorridenti
In pensione a 61 e 62 anni: cosa sapere – referendumcittadinanza.it

In questo contesto, la prospettiva di andare in pensione a 61 o a 62 anni riacquista consistenza. Le ipotesi allo studio puntano a ripristinare, e in parte rimodulare, canali già noti. Per le donne, la chiave resterebbe opzione donna, meccanismo che consente il ritiro anticipato a fronte del ricalcolo contributivo dell’assegno e del rispetto di precisi requisiti maturati entro l’anno precedente alla domanda.

Per il canale misto uomini-donne, l’attenzione è su quota 103, formula che combina età e anzianità contributiva e che negli ultimi due anni ha dato un’uscita a 62 anni con 41 anni di versamenti, pur con finestre di attesa e paletti sull’importo. Secondo una notizia di agenzia rielaborata in questa sede e riferita al pacchetto previdenza della legge di Bilancio 2026, la fotografia aggiornata del cantiere è la seguente:

  • Opzione donna tornerebbe in campo per le nate nel 1964 che compiono 61 anni entro il 31 dicembre 2025 e che alla stessa data possono contare su 35 anni di contributi. Come da prassi, i requisiti vanno completati nell’anno precedente alla decorrenza.
  • Nella versione vigente fino al 31 dicembre 2025, l’accesso è ristretto a tre profili: invalide; caregiver; dipendenti (o licenziate) di aziende in crisi con tavoli al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Un emendamento, patrocinato in maggioranza, propone di allargare la platea a tutte le disoccupate che abbiano terminato la Naspi dopo una perdita involontaria del lavoro.
  • Quota 103 avrebbe concrete chance di proroga al 2026: resterebbe quindi possibile uscire a 62 anni con 41 anni di contributi, con le consuete finestre di 7 mesi per i privati e 9 per i dipendenti pubblici. Verrebbe confermato anche il meccanismo incentivante per chi rinvia l’uscita, trasformando i contributi a carico del lavoratore in incremento di stipendio.
  • Se queste ipotesi andranno a buon fine, il 2026 offrirebbe opportunità analoghe — se non leggermente migliori — a quelle odierne per chi punta a lasciare il lavoro prima dei 67 anni.

La fonte agenziale sottolinea che nelle prime bozze di ottobre opzione donna e quota 103 non comparivano, mentre con l’arrivo della manovra in Parlamento le due misure sono tornate al centro del confronto. È un passaggio non banale per i nati nel 1964: per molti si riaprirebbe un canale di uscita a 61 o 62 anni che sembrava destinato a chiudersi. Resta inteso che i dettagli finali — inclusi eventuali tetti all’assegno, ricalcoli, finestre di decorrenza e compatibilità con altri strumenti — saranno fissati solo con il testo approvato e con le successive circolari applicative.

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