Sta arrivando un incentivo davvero interessante per tante persone: senza troppi requisiti è possibile ottenere 20.000 euro. Ecco di cosa si tratta e come mettersi davvero in tasca questo bonus ghiotto.
Smettiamo di girarci attorno: se sei un’azienda o una partita IVA e rimandi gli upgrade di cloud e cybersicurezza perché “costa troppo”, stai giocando con il fuoco. Gli attacchi informatici non aspettano fine trimestre, e i clienti importanti oggi ti chiedono standard che ieri non erano necessari.

Hai mai pensato a quanti dati sensibili viaggiano fuori dal tuo ufficio ogni giorno? E a quanto ti costerebbe uno stop di due, tre giorni per un ransomware? Ecco la domanda vera: vuoi continuare a sperare che non capiti, o preferisci sfruttare un bonus fino a 20.000 euro progettato proprio per colmare il gap tecnologico? Ecco come fare.
A chi spetta il bonus da 20.000 euro
Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha stanziato 150 milioni per sostenere investimenti in servizi cloud e sicurezza informatica di aziende e professionisti. La misura, varata il 18 luglio e aggiornata il 21 novembre, è pensata soprattutto per chi rischia di rimanere indietro nella corsa digitale.

Tradotto: se i tuoi sistemi sono obsoleti o se non hai ancora messo davvero il piede nel cloud, questa è la tua occasione. Di solito il problema si presenta così: backup fatti ancora su dischi locali “tanto basta”, antivirus scaduti o non centralizzati, router datati che gestiscono tutto, VPN improvvisate, credenziali riciclate.
Poi il giorno in cui serve recuperare un file, il ripristino è lento o impossibile; il giorno in cui un fornitore grande ti chiede di firmare un contratto, pretende policy di sicurezza e audit che non hai. Gli “esperti del settore” lo ripetono da tempo: le PMI sono l’anello debole della catena, e gli hacker ci passano proprio per colpire i grandi. Non a caso, il Governo (lo ha ricordato anche il ministro della Difesa Guido Crosetto) spinge forte sulla cybersecurity come fattore competitivo, non solo di difesa.
E qui arriva la buona notizia, con una piccola-grande clausola. Il bonus copre fino al 50% della spesa, con un massimo di 20.000 euro. Significa che, se investi 40.000 euro, puoi ottenere il tetto pieno. C’è però un investimento minimo di 4.000 euro, sotto il quale non si accede alla misura.
E soprattutto c’è un requisito unico e imprescindibile: avere una connessione a internet di almeno 30 Mbps. Sì, il dettaglio apparentemente banale che spesso fa saltare il banco. Se oggi navighi sotto quella soglia, serve adeguarsi prima di tutto il resto.
Cosa si può acquistare? Rientrano i principali tasselli della modernizzazione: macchine virtuali e storage con backup robusti, VPN affidabili e protezioni dagli attacchi DDoS, database e ambienti di sviluppo in remoto, software di contabilità e fatturazione aggiornati, sistemi per la gestione delle risorse umane.
Lato sicurezza, parliamo di firewall di nuova generazione, router e switch con funzioni di protezione avanzate, antivirus/antimalware seri, monitoraggio della rete continuo e crittografia per dati e dispositivi. In pratica, tutto quello che serve per passare da “speriamo bene” a “siamo coperti”.
Ora, perché devi muoverti in fretta? Perché il rischio di non farlo è concreto e multiplo. Un data breach ti può costare caro tra fermo attività, recupero, perdita di fiducia dei clienti e potenziali sanzioni GDPR. Il costo opportunità non è da meno: senza cloud efficiente e sicurezza dimostrabile rischi di perdere gare, forniture e partnership con aziende più grandi che richiedono standard minimi ai propri partner.
E poi c’è il fattore budget: i 150 milioni non sono infiniti. Il MIMIT ha già pubblicato la pagina dedicata alla misura, ma ad oggi non è ancora attiva per le domande perché si attende la definizione dell’elenco dei fornitori abilitati. Quando quel passaggio sarà completato, la finestra per candidarsi potrebbe non restare aperta a lungo.





