Hai dato il via ai lavori pensando “tanto poi sistemiamo le carte”? Attenzione: c’è un modulo, spesso sottovalutato, che può trasformare una rinfrescata alle pareti in una stangata da migliaia di euro. Prima di muovere un mattone, scopri qual è e come si compila davvero.
Quando si parla di lavori in casa, la distinzione tra manutenzione ordinaria e straordinaria è sottile ma fondamentale. Un semplice lavoro come tinteggiare una parete o cambiare i sanitari rientra nella manutenzione ordinaria, che non richiede particolari permessi.

Tuttavia, quando si passa a riorganizzare gli spazi, a toccare gli impianti in modo integrale o, ancora peggio, a modificare elementi strutturali, si entra in un territorio ben diverso. Qui, il Testo Unico dell’Edilizia (DPR 380/2001) gioca un ruolo cruciale, richiedendo un documento specifico quando si iniziano i lavori: in mancanza si rischia una multa.
Il documento che non deve mancare quando si iniziano lavori in casa
La legge offre una certa flessibilità per i lavori di edilizia libera, come la manutenzione ordinaria che non altera la struttura dell’immobile. Questo tipo di intervento non richiede permessi specifici, ma deve comunque rispettare le normative di sicurezza e i regolamenti locali.

Al contrario, per la manutenzione straordinaria che include modifiche più significative, come lo spostamento di tramezzi o la realizzazione di nuovi impianti, è necessaria la CILA (Comunicazione Inizio Lavori Asseverata). Questa comunicazione, asseverata da un tecnico abilitato, non richiede l’approvazione preventiva del Comune ma deve essere presentata allo Sportello Unico per l’Edilizia (SUE).
Per interventi ancora più invasivi, che toccano le strutture o riguardano immobili tutelati, entra in gioco la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), che permette di iniziare i lavori immediatamente, sebbene il Comune possa effettuare controlli entro 60 giorni dall’avvio. Iniziare lavori senza il titolo appropriato può avere conseguenze economicamente onerose. La mancanza della CILA può comportare sanzioni amministrative fino a 1.000 euro, mentre per la SCIA, la sanzione può arrivare al doppio dell’aumento del valore dell’immobile, con un minimo di 516 euro.
Queste sanzioni, oltre a essere un duro colpo per il portafoglio, possono anche compromettere l’accesso alle detrazioni fiscali previste per determinati interventi di ristrutturazione, allungare i tempi del cantiere e aumentare i costi per eventuali regolarizzazioni. Determinare se un intervento rientra nell’edilizia libera, necessita di una CILA o di una SCIA è il primo passo fondamentale prima di iniziare qualsiasi lavoro.
Questa distinzione non solo aiuta a evitare sanzioni e costi aggiuntivi ma garantisce anche che l’intervento sia realizzato nel pieno rispetto delle normative vigenti. Inoltre, la scelta del tecnico giusto, che sia un architetto, ingegnere o geometra abilitato, è cruciale per navigare con successo il complesso panorama normativo e burocratico, assicurando che tutti gli aspetti del progetto siano in regola e che si possano sfruttare al meglio le detrazioni fiscali disponibili.
Prima di dare il via ai lavori, è essenziale fare una pausa e valutare attentamente la natura dell’intervento con l’aiuto di un professionista. Identificare se si tratta di edilizia libera, CILA o SCIA, verificare eventuali vincoli e depositare la pratica al SUE sono passaggi obbligatori per chi vuole ristrutturare in sicurezza e senza sorprese. Per chi ha già iniziato senza i necessari permessi, è importante agire rapidamente per limitare i danni economici e salvaguardare le possibilità di accedere alle detrazioni. La chiave è sempre l’anticipazione: meglio spendere un po’ di tempo in più nella fase preparatoria che trovarsi a fronteggiare spiacevoli conseguenze in seguito.





