Se non rientri in questa fascia non dovrai più pagarla, ecco la data che rende di fatto inutile la cartella esattoriale. Fai attenzione a questo particolare.
Sulla cartella esattoriale una data c’è sempre. Non è un dettaglio di stampa e non è un orpello burocratico: è la chiave che decide la sorte del tuo debito con il Fisco.
In queste ore, infatti, con l’indirizzo politico arrivato dal Consiglio dei ministri e le parole del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sta prendendo forma un nuovo intervento sulla riscossione che promette sconti mirati, cancellazioni selettive e, per alcuni contribuenti, l’azzeramento di ciò che ancora risulta a ruolo. Ma attenzione: non è un condono generalizzato. Il perimetro è stretto, i paletti sono molti e si entra solo se si rientra in una categoria ben precisa. Quale? La risposta sta dentro quella data in prima pagina e in alcune soglie temporali e di importo. E no, non è la data che tutti pensano.
Prima di svelare quale sia il riferimento giusto, conviene chiarire perché questa informazione sta diventando determinante proprio ora. La stagione delle definizioni agevolate ha già vissuto capitoli importanti negli ultimi anni, con rottamazioni che hanno alleggerito il carico di sanzioni e interessi e con lo stralcio automatico dei cosiddetti “mini-ruoli”. Il nuovo capitolo, che i lavori di governo indirizzano verso una “rottamazione-quinquies” in vista del 2026, conferma la linea della selettività: si entrerà se ricorrono precisi requisiti oggettivi, misurati proprio a partire da una data stampata in chiaro sulla cartella. Dentro o fuori, quindi, dipenderà da un dettaglio che si può leggere a colpo d’occhio, ma che spesso viene confuso con altre voci.
La data che devi cercare non è quella di notifica della cartella, né la data in cui hai ricevuto un sollecito o hai fatto un pagamento. Quella che decide l’accesso alle nuove misure è la data di affidamento del carico all’Agente della riscossione (talvolta indicata come “data di consegna del ruolo” o “ruolo reso esecutivo il…”). È stampata nella prima pagina della cartella, insieme al numero del ruolo e all’anno, e fotografa il momento in cui il tuo debito è materialmente passato alla riscossione. È questo il “timestamp” che il legislatore usa per delimitare le platee degli aventi diritto nelle varie rottamazioni e negli stralci selettivi.
Rielaborando quanto anticipato dalla stampa specializzata, il nuovo intervento confermato politicamente dal Cdm e richiamato dal ministro Giorgetti si muove lungo due binari principali, ciascuno agganciato a fasce temporali e, in parte, di importo: Mini-carichi più datati e Carichi ordinari in finestra definita. Per i crediti di modesto ammontare affidati negli anni più lontani, la linea resta quella del forte alleggerimento fino allo stralcio, in continuità con quanto già visto con i “mini-ruoli”.
La logica è quella di liberare i cassetti dalla micro-riscossione divenuta antieconomica. Qui la data di affidamento serve a circoscrivere il periodo storico interessato, e l’importo residuo funge da ulteriore filtro. In pratica, se la tua cartella riporta una data di affidamento in un arco temporale “storico” e l’importo è contenuto, la cancellazione integrale può scattare.
Per i debiti di importo superiore, ricadenti in anni più recenti ma comunque entro un perimetro temporale fissato, il meccanismo è quello della rottamazione “pura”: si paga solo il capitale e le spese di notifica/esecutive, mentre sanzioni e interessi di mora vengono azzerati. Anche qui, la chiave è la data di affidamento; se rientra entro il termine ultimo fissato dalla norma, ci si potrà avvalere dell’agevolazione. Sono previste rateizzazioni scandite e tassi calmierati, ma con regole di decadenza severe in caso di mancati o tardivi versamenti.
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