Nel 2026 la tua pensione cambia marcia: non basterà più aver compiuto gli anni giusti e versato i contributi, perché conta anche quanto vale davvero il tuo assegno mensile. Scopri perché la “soglia minima” può anticipare o rinviare la tua uscita dal lavoro.
Pensare di essere a posto per la pensione a 67 anni con vent’anni di contributi potrebbe rivelarsi un errore. L’INPS potrebbe sorprenderti con un “non ancora”. La ragione? Non è sufficiente aver raggiunto l’età pensionabile e aver versato i contributi necessari…

È fondamentale invece che la tua pensione stimata superi una soglia economica minima. Se non raggiungi questa soglia, le opzioni sono limitate: continuare a lavorare o attendere. Ecco allora come cambia il calcolo della pensione e cosa serve adesso.
Come cambia il calcolo della pensione
Il 2026 segna un punto di svolta per chi è nel sistema contributivo puro, ovvero coloro che hanno iniziato a versare contributi dal 1° gennaio 1996 o sono in gestione separata. In questi casi, il diritto alla pensione dipende non solo da età e contributi, ma anche dal valore economico accumulato.

Chi è nel sistema misto, invece, segue le regole tradizionali, basate su età e contributi, senza soglie economiche minime. La realtà pratica di questa normativa si manifesta quando, raggiunti i 67 anni e i 20 anni di contributi, si scopre che l’assegno stimato è inferiore alla soglia richiesta.
Nel 2026, per accedere alla pensione contributiva, l’importo deve essere circa 1,5 volte l’Assegno sociale, ovvero intorno a 546 euro mensili. Se non si supera questa cifra, l’opzione pensionistica rimane bloccata.
Esiste la possibilità di un’uscita anticipata a 64 anni, ma in questo caso l’assegno deve essere almeno 2,8 volte l’Assegno sociale, circa 1.638 euro mensili, con condizioni più favorevoli per le donne con figli grazie alla Legge 190/2014.
Utilizzando il simulatore “La mia pensione futura” dell’INPS, si può scoprire che, nonostante l’età e i contributi siano sufficienti, l’importo dell’assegno non raggiunge il limite richiesto. Questo porta a considerare alternative come lavorare più a lungo o versare contributi volontari per superare la soglia.
Dettagli come periodi di lavoro discontinui, carriere part-time o buchi contributivi possono fare la differenza tra raggiungere o meno la soglia. Non rimandare questa verifica è cruciale, poiché i rischi di un rinvio forzato della pensione sono reali e tangibili, influenzando negativamente economia personale e progetti di vita.
Inoltre, dal 2027, l’adeguamento alla speranza di vita potrebbe innalzare ulteriormente i requisiti, complicando ancora di più la situazione. La strategia per affrontare questa nuova realtà previdenziale si articola in tre mosse.
La prima è verificare se si rientra nel calcolo contributivo puro o nel sistema misto. La seconda mossa richiede di utilizzare il servizio INPS “La mia pensione futura” per avere un’idea precisa dell’assegno pensionistico stimato e delle soglie da superare.
La terza mossa consiste nel scegliere la strategia migliore per colmare eventuali gap, valutando opzioni come il proseguimento dell’attività lavorativa, i contributi volontari, le agevolazioni per donne con figli o l’attesa fino ai 70 anni.
È importante anche tenere in considerazione il contesto in evoluzione, come l’adeguamento annuale della pensione minima e l’imminente adeguamento all’aspettativa di vita, che potrebbero modificare ulteriormente i requisiti pensionistici.
In conclusione, se nel 2026 rientri nel sistema contributivo puro, la tua attenzione deve concentrarsi non solo sull’età e sui contributi versati, ma anche sull’importo del tuo assegno pensionistico. Non attendere l’ultimo momento per fare i tuoi calcoli: accedi alla tua area INPS, consulta “La mia pensione futura”, e valuta un confronto con un esperto per scegliere la strategia più adatta alle tue esigenze.





