Quanto spende la Rai per uno degli show più seguiti e longevi della televisione, Ballando con le Stelle? Ecco la cifra.
Lustrini, orchestra dal vivo, coreografie d’impatto e un prime time che calamita milioni di spettatori: l’universo di Ballando con le Stelle guidato da Milly Carlucci continua a rappresentare uno dei cardini dell’intrattenimento di Rai 1. Ma dietro il glamour del sabato sera si muove una macchina produttiva complessa e costosa, fatta di contratti, cachet, rimborsi e un’organizzazione che coinvolge decine di professionisti.

La domanda che più incuriosisce il pubblico è semplice quanto spinosa: quanto investe davvero la Rai tra giudici e concorrenti per mantenere così alto il livello dello show? In un contesto di crescente attenzione alla spesa del servizio pubblico, il “caso Ballando” è esemplare: da un lato è una garanzia di ascolti e di immagine, dall’altro richiede una pianificazione economica rigorosa. Ecco quali sono i costi.
Quanto spende la Rai per Ballando con le Stelle?
I costi degli show del sabato sera non si limitano ai volti in primo piano. C’è l’intera filiera che alimenta la messa in onda: troupe, regia, autori, costumisti, parrucchieri e make-up, scenografi, direttori della fotografia, tecnici audio e video. A ciò si aggiungono diritti musicali, assicurazioni per i concorrenti, affitto degli spazi per le prove, realizzazione delle scenografie e campagne promozionali.

Il capitolo più chiacchierato resta però quello dei compensi di chi finisce davanti alle telecamere. I concorrenti hanno spesso accordi stagionali con eventuali componenti variabili legate alla permanenza in gara, i maestri vengono ingaggiati con compensi per puntata e rimborsi spese, i giurati si collocano a metà strada tra un ingaggio artistico e un ruolo di “editorialità” del format. A complicare il quadro c’è la prassi del riserbo: la Rai non divulga sistematicamente i cachet e le cifre circolano più come indiscrezioni che come dati ufficiali, alimentando curiosità e speculazioni.
Sulle cifre iniziano a emergere quadri indicativi, seppur non ufficiali. Per i concorrenti si parla di un tetto massimo intorno ai 30 mila euro a stagione: un limite che, stando alle indiscrezioni, sarebbe riservato ai nomi più forti del cast, quei volti in grado di spostare attenzione e conversazione. Nelle passate edizioni di Ballando con le Stelle, profili come Luca Barbareschi o Sonia Bruganelli vengono spesso citati dagli addetti ai lavori come esempi di ingaggi “top” compatibili con quel range.
Capitolo maestri. Qui la forbice sembra più lineare: si parla di circa 4 mila euro a puntata, ai quali vanno aggiunti i rimborsi spese. Una cifra che riconosce la centralità del loro ruolo: allenano, costruiscono le coreografie, gestiscono i concorrenti dietro e davanti alle quinte, garantendo continuità qualitativa allo show.
E i giurati? Anche qui ricorre la soglia dei 30 mila euro come tetto teorico stagionale. Non è chiaro chi, tra i volti storici come Selvaggia Lucarelli, Carolyn Smith, Ivan Zazzaroni, Guillermo Mariotto e Fabio Canino, si avvicini a quel massimo: la variabilità dipende da anzianità, ruolo editoriale, popolarità e impegni collaterali.
La giuria resta comunque un investimento-chiave, perché dà tono, ritmo e credibilità al racconto televisivo. Provando a tradurre queste indicazioni in uno scenario ipotetico, il quadro diventa più concreto. Se una stagione di Ballando con le Stelle schierasse, per esempio, 12 concorrenti, con una media prudente di 15 mila euro a testa (e un paio di nomi vicino al tetto di 30 mila), si oscillerebbe tra 180 e 240 mila euro complessivi per il cast vip. I maestri, a 4 mila euro a puntata, con 12 professionisti in campo per 8 puntate, varrebbero attorno ai 384 mila euro, cui sommare i rimborsi.
La giuria, ipotizzando 5 componenti e prendendo come riferimento il tetto massimo stagionale, potrebbe spingersi – nel caso limite – fino a 150 mila euro. Totale stimato tra 700 e 800 mila euro solo per compensi di concorrenti, maestri e giurati, a seconda della durata della stagione e delle oscillazioni individuali.
A questa base vanno aggiunti costi vivi di produzione (dall’orchestra ai diritti musicali, dagli allestimenti alle prove, fino a ospiti, sicurezza e assicurazioni), che possono spingere l’impegno economico complessivo ancora più in alto.





